CANTINA della civiltà contadina
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Con l’intento di salvaguardare i segni materiali del mondo contadino, nasce la cantina di Egle e Antonio.
Grazie all’appassionato sforzo è stata effettuata una raccolta di attrezzi e macchine agricole per l’allestimento di questo luogo, custode di una collezione che arriva a contare numerosi pezzi, mantenuto in vita grazie alla passione, all’attaccamento e al lavoro instancabile del fondatore Antonio Giliberti. Prosegue la raccolta di materiali, macchine, testimonianze della vita contadina del Sig. Giliberti Antonio che vorrebbe donare il suo impegno personale anche per l’allestimento del costituendo “Museo della Civiltà Contadina di Montoro”, oltre a voler affidare all’ "Associazione Culturale Iris” la gestione della “Cantina della Civiltà Contadina” per dare una continuità al suo lavoro. Si Vorrebbe dare una nuova definizione a questa “cantina” che da sempre ospita questa collezione, questo per identificarne meglio la natura di un patrimonio che è di tutti e che si vorrebbe fosse aperto a tutti: turisti, scolaresche, appassionati, offrendo a questi la possibilità di visitare la collezione con una guida. |
Tutto questo non per ricordare un mondo fatto di miseria e di diseguaglianze ma con l’obiettivo di:
Pertanto La Cantina della Civiltà Contadina non dev’essere solo una mostra, ma un centro di documentazione storica, di riflessione culturale, diretta sia alle vecchie generazioni, alle quali riaffioreranno i ricordi ed il nostalgico sentimento del tempo, sia alle nuove, per una acquisizione di conoscenze sulle proprie radici.
In occasione dell’iniziativa “Tammorra e Pizza” la “Cantina della Civiltà Contadina” sarà parte integrante della manifestazione perché l’impegno dell’associazione è quello di tramandare le tradizioni della nostra terra e si spera nel sostegno di tanta gente affinché si alimenti l’entusiasmo nel custodire il patrimonio di tutta l’arte, la cultura e la civiltà contadina.
L’obiettivo è quello di restituire alla memoria “la vita e la cultura” dei nostri progenitori.
I pezzi di antiquariato custoditi in questo luogo sono tanti e ancor di più sono gli strumenti “semplici” del lavoro nei campi umile e duro del contadino.
Quello contadino è stato un mondo fatto di lavoro, sacrifici, di sofferenze e di povertà, un mondo semplice, ma fiero e orgoglioso della propria libertà e indipendenza.
L’impegno sarà anche quello di recuperare anche “saperi e tradizioni “e intrecciarli con “saperi e modi “contemporanei, recuperare cioè uno specifico modo di produzione:
Il fare paesaggio significherebbe:
Oggi lavorare la terra significherebbe, quindi, diventare produttori di “Paesaggi “e della “Qualità dei luoghi” contro l’abbandono e il deserto delle campagne e dei territori rurali.
- Conservare e tramandare un autentico patrimonio di saggezza e di comportamenti, una ricchezza morale nella povertà.
- Conservare e tramandare la vera e propria “tecnologia contadina” fatta di tanti attrezzi di legno, ferro, affinati all'uso millenario, che fanno parte di questa preziosa raccolta.
Pertanto La Cantina della Civiltà Contadina non dev’essere solo una mostra, ma un centro di documentazione storica, di riflessione culturale, diretta sia alle vecchie generazioni, alle quali riaffioreranno i ricordi ed il nostalgico sentimento del tempo, sia alle nuove, per una acquisizione di conoscenze sulle proprie radici.
In occasione dell’iniziativa “Tammorra e Pizza” la “Cantina della Civiltà Contadina” sarà parte integrante della manifestazione perché l’impegno dell’associazione è quello di tramandare le tradizioni della nostra terra e si spera nel sostegno di tanta gente affinché si alimenti l’entusiasmo nel custodire il patrimonio di tutta l’arte, la cultura e la civiltà contadina.
L’obiettivo è quello di restituire alla memoria “la vita e la cultura” dei nostri progenitori.
I pezzi di antiquariato custoditi in questo luogo sono tanti e ancor di più sono gli strumenti “semplici” del lavoro nei campi umile e duro del contadino.
Quello contadino è stato un mondo fatto di lavoro, sacrifici, di sofferenze e di povertà, un mondo semplice, ma fiero e orgoglioso della propria libertà e indipendenza.
L’impegno sarà anche quello di recuperare anche “saperi e tradizioni “e intrecciarli con “saperi e modi “contemporanei, recuperare cioè uno specifico modo di produzione:
- I modi di mantenere la fertilità del suolo
- Il recupero di varietà tradizionali
- La riproduzione e lo scambio dei semi
- La cura artigianale dei prodotti
Il fare paesaggio significherebbe:
- Tenere viva un’economia e un territorio
- Rispetto di un passato che ha creato tanto e che non si deve cancellare per una fragile modernità
Oggi lavorare la terra significherebbe, quindi, diventare produttori di “Paesaggi “e della “Qualità dei luoghi” contro l’abbandono e il deserto delle campagne e dei territori rurali.
ASSOCIAZIONE SOCIO CULTURALE IRIS
Indirizzo: Viale della Repubblica n. 7
Cap: 83025, Figlioli di Montoro (AV).
C.F.: 92073020643
E-mail: [email protected]
Vietata la riproduzione anche parziale di testi ed immagini.
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